Bignoline carnascialesche in rosa


 Sì sì, sono proprio rosa, decorazione a parte, anche se dal vivo si nota di più! E insomma, tutti che parlavano di Carnevale, in casa c'era la friggitrice tra i piedi perché da poco avevo preparato le arancine di riso (no, non mi convincerò mai che si dice arancini, a Palermo l'arancina fimmina è!), e allora mi è venuto in mente che le frittelle le volevo pure io. 
Pazienza se c'era anche uno strudel. Ne faccio poche, pensavo, ma devono esserci. Anche perché dovevo prendermi una rivincita e vendicare una sconfitta subita da mammà. Queste frittelle, infatti, partono da una ricetta della Paneangeli , ve lo dico papale papale, e non starei qua a parlarne se non ci avessi messo qualcosa di mio, a cominciare dall'eliminazione di tutti gli aromi artificiali. In Italia, lo scorso Capodanno, si era provato a prepararle tutti insieme, con grande scorno però. Sarà una specie di legge di Murphy applicata alla cucina, ma quando c'è gente o si sa che sta per arrivare, allora state sicuri che un guaio ci scappa. Almeno a casa dei miei. In questo caso il guaio fu la malaugurata scelta della pentola per cuocere le frittelle, peraltro già nota - si scoprì dopo - per il fondo troppo sottile che fa riscaldare l'olio troppo in fretta. Scelta casuale? Autolesionismo? Boh, fatto sta che come risultato lasciava a desiderare, anche se il sapore  non era male e ce le mangiammo lo stesso cercando di non pensare al quantitativo d'olio che avevano assorbito, in modo tanto inspiegabile quanto inquietante.
A titolo riparativo, questa volta che comandavo io, attenzione massima, complice il riparo offerto dalla tranquilla casetta brandeburghese, e con un po' di attenzione ci si riesce. Queste frittelle somigliano molto per lavorazione alla pasta dei bigné e delle sfince palermitane - qui la chiamiamo Brandteig -, ma sono diverse per consistenza. Mentre quelli sono vuoti al loro interno e molto densi, le bignole sono decisamente soffici e spugnose, un po' come le ciambelline al miele, ma ancora più leggere grazie alla presenza dell'amido. Se non avete da nutrire un popolo, dimezzate la dose, perché ne risultano più di quaranta.
  • 225 ml. di acqua 
  • 25 ml. di alchermes
  • 50 g. di margarina, o burro
  • un pizzico di sale
  • 150 g. di farina 00
  • 50 g. di amido di grano o di mais
  • 50 g. di zucchero
  • buccia grattugiata di arancia
  • una bustina di zucchero con vaniglia
  • 4 uova;
  • 2 cucchiaini di lievito per dolci;
  • 4 cucchiai di miele;
  • ancora 2 cucchiai di alchermes.
Se diciamo metodo Brandteig è presto detto: acqua e margarina/burro con la buccia d'arancia, il sale e la vaniglia a bollore, aggiungiamo il liquore e fuori dal fornello la farina tutta d'un colpo; lasciamo asciugare finché la massa si stacca dalle pareti del tegame. A questo punto incorporiamo lo zucchero e le uova una alla volta, aspettando che ciascun uovo sia bene incorporato prima di aggiungere il successivo. Quando l'impasto si è raffreddato è il momento di aggiungere il lievito, prima di iniziare a friggere le bignole prelevandone porzioni con due cucchiaini. Da sapere che:
- la temperatura dell'olio dev'essere di 170-175 gradi; se troppo alta, si induriranno subito all'esterno senza cuocersi all'interno e si inzupperanno d'olio (vedi disavventura di cui sopra);
- le frittelle si gonfieranno e si apriranno (vedi foto sotto), ma andranno girate durante la cottura con una certa pazienza, perché tendono, proprio perché son leggere, a ritornare dispettosamente nella posizione iniziale;
- prima di tirarle su aspettate che siano ben abbronzate, se sono ancora pallide rischiano d'afflosciarsi.
Detto questo, nessun problema: saranno soffici e ben asciutte. "Perfezionatele" su carta assorbente e spolveratele con poco zucchero a velo, prima di versarvi sopra il "sughetto": il miele riscaldato e diluito con i due cucchiai di liquore. Vedrete che roba... e purtroppo sono come le patatine, non mettetevene un piatto davanti intanto che c'è il vostro programma preferito perché è molto rischioso.

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